“C’era una volta” la moda di Marco Strano sfila ai Benedettini

La moda di Marco Strano sfila nella bellissima cornice del Monastero dei Benedettini di Catania.

CATANIA – E’ stato un momento da sogno quello che Marco Strano ha regalato agli ospiti presenti domenica al Monastero dei Benedettini. Non a caso la sfilata è stata denominata “C’era una volta”. Proprio un’atmosfera da favola ha avvolto la sfilata del noto stilista catanese.

La passerella di 120 metri, è stata allestita, dal corridoio centrale del secondo piano del Monastero, estendendosi sino all’Aula Magna e alla storica Biblioteca Ursino Recupero, diventando, pertanto, un sentiero che ha abbracciato le muse che hanno interpretato gli abiti. Insieme alle modelle professioniste, hanno sfilato anche alcune clienti della Maison proprio per dimostrare che l’Alta moda è indossabile da tutte.

Abiti che hanno regalato ai presenti atmosfere rarefatte che avvolgevano una donna forte ma etera, una farfalla. Si perché gli abiti di Marco Strano a questo fanno pensare a delle farfalle. La leggerezza dei tessuti e colori tenui, subito portano il pensiero alla primavera ed è un susseguirsi di un’essenza fluida.

La scelta dei tessuti è magistrale ed è sapientemente miscelata con dei materiali che creano forme e volumi.

Gli abiti, però, a dispetto delle sfilate internazionali, sono tutti estremamente portabili. Nonostante in un paio di casi si strizzi l’occhio alla trasparenza, rimane una moda portabile ed elegante.

Gli abiti da sposa, non lasciano spazio allo scontato, anzi tutt’altro, fanno capire che si può essere spose pur osando con eleganza per far si che il giorno speciale per eccellenza, rimanga eterno con un capo originale.

Una sposa onirica, surreale e sofisticata il cui abito immagine è stato concepito a quattro mani con la pittrice catanese Elisa Anfuso, autrice della scenografia per lo shooting fotografico della collezione.  

Una collezione che strizzando un po’ l’occhio agli anni ’90, e consegna una serie di ricami in paillettes, realizzati in maniera non tradizionale, che diventano tridimensionali o a reti che fioriscono con macramè in applicazione. Anche la texture delle reti, quasi a simulare un crochet, diventa metallica, o realizzata a telaio, arricchite con applicazioni di bouquet in cuoio; o in piume; o in pizzo macramè. Il movimento è affidato alle frange che animano alcuni abiti, la luce brillante agli elementi Swarovski, la preziosità ai pizzi chantilly o rebrodè francesi.

Marco Strano ha scelto di collaborare con un ricamificio francese, che ha accolto con entusiasmo l’idea di riprendere vecchi disegni e tecniche tradizionali di ricamo dal loro archivio ottocentesco, ha dato vita ad una capsule di ricami unici al mondo, come quelli creati dalle ricamatrici delle più importanti sartorie palermitane di inizio ’900, influenzate dell’alta moda del sarto Worth, che vestiva donna Franca Florio.

Le linee degli abiti, essenziali e femminili, sono state pensate per mettere in risalto la preziosità e la ricercatezza dei tessuti e dei ricami, ma senza tralasciare la sensualità della silhouette.

Grande attenzione alle materie prime, rigorosamente Made in Italy: la seta pura è a filiera controllata e garantita, a partire dal baco da seta fino alla tessitura, così come il cotone biologico dell’eco-couture è garantito dal marchio di tutela.

Il make-up è curato da Orazio Tomarchio per la Truccheria Cherie, che insieme al suo staff come ogni anno curerà tutti i beauty look delle modelle trasformando la passerella di “C’era una volta” in un percorso sensoriale, olfattivo, con la fragranza “Georgette”. È la seta infatti il fil rouge che lega gli abiti di Marco Strano alla nuova essenza che verrà presentata in esclusiva domenica 22 durante i défilé .

L’hair styling è realizzato da Roberto Napoli e Alfio Reitano per Compagnia della Bellezza, con una loro reinterpretazione della coda, presentata nell’ ultima collezione Sposa del brand.

Unico neo della giornata il fatto che i presenti, invece di vivere il momento non abbiano fatto altro che stare con le facce dentro i cellulari, impedendo, di fatto, una vera visuale di tutta la sfilata se non attraverso migliaia di schermi di cellulare. Una situazione che più passa il tempo e più diventa insostenibile. Sarebbe auspicabile il totale divieto dei cellulari a tutti. Magari le persone tornerebbero a guardare con gli occhi e non con lo schermo.

https://www.marcostrano.com/

Ph. di Valeria C. Giuffrida – Riproduzione riservata

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