Fabi, Silvestri, Gazzè la complicità di un bellissimo gioco
Articolo del 15 dicembre 2014
Se dovessi racchiudere il concerto di Fabi, Silvestri e Gazzè, in una sola parola sarebbe sicuramente: complicità.
La complicità palese tra di loro, la complicità con i loro musicisti, che più che come tali definirei compagni di viaggio, la complicità con chi col palco ha ben poco a che fare e con chi, invece, lavora affinchè il concerto vada a buon fine senza intoppi.
Dall’ingresso, chiunque incontrassi, dal merchandising al tecnico, tutti mi dicevano la medesima frase: “Pronta per un concerto pazzesco? Peccato che sia l’ultima data”.
La stessa identica frase, da persone diverse, in punti diversi del Pala Tupparello di Acireale, situate in posti assolutamente opposti, non una virgola differente.
Sembrava che si fossero messi d’accordo, che quella fosse la frase standard per la serata del 13 dicembre.
Ovviamente, non era così, ma era palese, invece, il dispiacere di sapere che quella era l’ultima data del tour.
Il concerto è stato aperto da “Alzo le mani”, quasi una perifrasi per avvertire il pubblico, ovvero “arrendetevi ne vedrete delle belle”.
I presenti non attendevano altro, un palazzetto gremito, che non aspettava altro che di arrendersi alla musica dei tre.
Una festa iniziata sulle note di “Alzo le mani” che si è evoluta e della quale, come ogni festa che si rispetti, si è perso il cammino.
Il percorso musicale si snoda tra i brani de “Il padrone della festa” e quelli della discografia personale di Fabi, Silvestri e Gazzè.
Sulle note di “Sotto casa” si ripete la medesima cosa di sempre, ovvero, sembra che il palazzetto venga giù, stessa cosa per “Gino e l’alfetta” o per “Capelli”.
Inutile dire che alcuni singoli dei tre, sono attesi dal pubblico che esulta all’esecuzione dei brani.
Così come il Pala Tupparello esplode sulle note de “L’amore non esiste”, una canzone bellissima ch’è stata osannata anche da molti colleghi attraverso i socialnetwork.
L’ alchimia tra i tre è talmente palese, da cambiare volutamente parole ai brani, con uno sguardo che passa da Silvestri ed attraverso Gazzè arriva a Fabi.
Il tutto in un secondo. Uno dei punti forte della serata è sicuramente l’esecuzione de “L’avversario”, con Silvestri in veste di arbitro tra Niccolò e Max, in tenuta da pugili.
Il gioco è la base di tutto il concerto ed essendo l’ultima data, ovviamente non mancano gli scherzi. Così capita che alla presentazione di Roberto Angelini, si presenti un tizio con una testa di cavallo, che si palesi un panda e quant’altro, in un clima di totale goliardia.
Così capita che Jose Ramon Caraballo Armas inizi ad intonare “Bailando” di Enrique Iglesias e che quella che già era una festa si trasformi in una sorta di gara di danze latino americane.
Tutto rientra nei canoni, si fa per dire, perché in questo concerto di canonico, forse, c’era solo la scaletta, poi di certo ai miei occhi c’era ben poco, a parte la voglia tangibile da parte di tutti di divertirsi, che fosse sopra o sotto il palco.
L’esecuzione de “Il padrone della festa” segna, in un certo qual senso, la fine di un’avventura, ma per chi ha toccato con mano ed ha costatato la tangibilità di un progetto fatto con la voglia di condividere un viaggio, è difficile rassegnarsi all’idea dell’ultima data, dell’abbraccio finale, anche quelli che vedi dietro le quinte, dei quali Niccolò è il maggiore dispensatore.
La malinconia all’idea che il sipario si chiuda su questa bellissima festa prende il sopravvento e sinceramente capisco tutti quelli che ho incontrato all’inizio: “Pronta per un concerto pazzesco? Peccato che sia l’ultima data”.