Le parole perdute…..intervista con Fiorella Mannoia!

La vita crea questi percorsi circolari, alla fine torni esattamente da dove sei partito. Per cui, secondo un antico adagio, si torna sempre sul luogo del delitto. E’ vero, i proverbi non sbagliano mai. Sono tornata sul luogo del delitto, il Teatro Metropolitan di Catania. Non che in questi anni non l’abbia frequentato, anzi, penso di conoscerne anche il numero dei chiodi attaccati al muro, ma la situazione è diversa questa volta. Sono tornata li dove anni fa, ho imparato ad apprezzare un’artista, dove venni portata a forza ad un suo concerto e mi ritrovai a presenziare ad una sua intervista, che avrebbe rivoluzionato il mio gusto musicale.

Così il cerchio si chiude. Il teatro è lo stesso, così come il palco, così come l’artista. Questa volta però non assisto ad un’ intervista a Fiorella Mannoia, questa volta ho il privilegio d’intervistare Fiorella Mannoia………..ora il cerchio riparte chissà dove ci porterà.

Il tuo “Fiorella” è una raccolta dei tuoi successi, ma soprattutto è il segno tangibile di un percorso. Ripercorrere la tua carriera mentre lo incidevi, cosa ha significato per te, artisticamente, ma soprattutto umanamente?

Innanzitutto quando ho deciso di fare questo disco antologico, in occasione dei miei 60 anni, ho dovuto riaprire tutti i cassetti. Non sono una nostalgica e non ho il culto della mia persona. A casa mia non trovi foto mie o articoli di giornali, non ho l’abitudine di conservare tutto, per cui ho dovuto riaprire cassetti, ma soprattutto chiedere agli amici se fossero in possesso di materiale. Quando sono stata messa davanti a tutto quello che in questi anni di carriera ho fatto, mi sono resa conto del fatto che “Non” mi ero resa conto di quanto avessi fatto. Quanti palchi, album, collaborazioni, quanto lavoro fatto in questi 46 anni di carriera. In alcune situazioni mi sono anche commossa, magari davanti a foto di persone che non vedo da tanti anni. Davanti a tanto lavoro, mi sono detta che forse me lo meritavo pure, così abbiamo rimesso insieme i pezzi, ovviamente non tutto perché non sarebbe bastato un cd quadruplo, però abbiamo dato spazio a ciò che per me è stato più rappresentativo.

Qual è stata la canzone che per te ha segnato una svolta decisiva?

Sicuramente come “Come si cambia”. Quando ho cantato quella canzone ho capito la mia voce reintraprendere. “Come si cambia” mi ha fatto capire che questo tono grave, basso, tende a drammatizzare quello che canta, mi sono resa conto, pertanto, che quando il testo era forte ed importante mi emozionavo e di conseguenza riuscivo ad emozionare gli altri. A quel punto mi sono accorta che la mia voce aveva una particolarità e l’ho seguita, per cui le mie scelte giuste o sbagliate che siano state, sono andate sempre in quella direzione. Ruggeri ha aperto la strada verso la canzone d’autore….

…Sin dall’inizio il cantautorato italiano ha fatto a gara per scrivere un brano per te. La stima nei tuoi confronti è stata immediata. Cosa hanno significato per te, questi attestati di stima da grandissimi cantautori?

E’ stata proprio la stima ad inorgoglirmi, ma avrei immaginato, ai miei esordi che un giorno avrei cantato De Gregori, piuttosto che Fossati. La stima attestatami è stata proprio la spinta a continuare verso la canzone d’autore….

…a proposito di autori, grandi autori, Lucio e Pino, attualmente ci rendiamo conto di chi abbiamo perso? Oppure ai posteri dare loro il vero valore?

Ce ne rendiamo conto, purtroppo, sempre quando non ci sono più, perché ci lasciano soli. Quando se ne va un artista di questo calibro, irrimediabilmente, ti prende un senso di solitudine. La mancanza di Pino è stata devastante ed improvvisa, esattamente come quella di Lucio. La perdita di due grandi artisti come loro, in un lasso di tempo così breve, è stata una bella batosta per tutti…..

…ovviamente il pensiero va al tuo duetto con Pino, proprio in “Fiorella”…

…io non riesco a pensare che Pino non ci sia più. Con lui c’era un rapporto più stretto, avevamo fatto un tour insieme, ci siamo frequentati, raccontati, per cui questa perdita così improvvisa è stata scioccante, al punto che non mi rendo conto che, purtroppo, è vero.

Agganciandomi al tuo parlare dell’affetto per Pino, vorrei parlare di un altro tipo di affetto, quello che ogni giorno, le persone ti attestano sui social, penso alla tua pagina fb, piuttosto che twitter e che non scema, anzi. Cosa significa per te, aprire questa finestra su tanto amore?

Come dici tu non scema, anzi, aumenta. Tutto questo affetto mi fa sentire onorata e privilegiata. Mi onora soprattutto che ci siano persone di tutte l’età e che i più giovani mi prendano ad esempio e mi scrivano, magari chiedendomi dei consigli. Sono tantissime mail ogni giorno, ma dove posso rispondo e lo faccio con piacere. Sposo cause che mi propongono e dove posso mi spendo volentieri, lo sento come un dovere perché ho la fortuna di essere riconosciuta e riconoscibile, per cui mettere la mia faccia a disposizione di una causa è il minimo che io possa fare. Se mi metto a disposizione per Emergency piuttosto che Amref, lo faccio per attirare l’attenzione sulla loro causa. Gli eroi sul campo rimangono loro. Noi che possiamo avremmo tutti il dovere di metterci a disposizione di qualcosa in cui crediamo….

….però diciamo la verità, non sono tutti così…

È vero, però io proseguo per la mia strada. Ognuno risponde alla propria coscienza ed ognuno dispone della sua vita come vuole. Mettermi a disposizione per me è un’esigenza, questo non mi rende superiore a nessuno, ma per me è una necessità.

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